A griglie di partenza complete, provo a fare qualche considerazione (ed anche a sbilanciarmi in una previsione) sul voto voto del 25 settembre. Lo faccio principalmente perché sento l’esigenza di “fissare il momento” e capire tra qualche mese se ci avrò preso.
La Destra è lanciata verso una vittoria storica, non solo per il fatto di essere maggioranza relativa nel Paese, ma per il combinato disposto tra l’essersi presentata compatta e l’incapacità degli avversari di costituire una coalizione più credibile in una consultazione elettorale nella quale un terzo dei seggi parlamentari viene assegnata attraverso un meccanismo maggioritario. Il Rosatellum è infatti una assurda legge elettorale che è riuscita nell’improbabile impresa di mettere insieme il peggio delle leggi elettorali precedenti, una creatura partorita per effetto delle disastrose (più nei modi che nei principi) iniziative di revisione costituzionale volute da Matteo Renzi.
Il Centro-Sinistra si presenta diviso perché, all’indomani della caduta del Governo Draghi, il Partito Democratico non riteneva credibile e praticabile allearsi proprio con chi aveva dato origine alla crisi di Governo, dimenticando che nel XXI secolo due mesi sono un’era geologica e che questa gravissima colpa iniziale del Movimento 5 stelle, al momento del voto non costituirà più un vulnus, anche per effetto del rinnovato posizionamento a sinistra di questa forza politica.
In politica non è facile riconoscere a priori una strategia vincente, ma certamente qualsiasi strategia dovrebbe guardare ai tempi e soprattutto saper prevedere che il clamore di un fatto accaduto oggi non avrà la stessa forza persuasiva tra due mesi. Pensare che i 5 Stelle fossero all’angolo non era affatto logico, così come non è logico assumere che la richiesta di istanze sociali ed ambientali da parte di un certo elettorato si rivolga all’accoppiata Bonelli-Fratoianni. Non sarà così, perché in Italia l’esperimento rosso-verde non ha mai sfondato e l’ultimo di questi tentativi fu quello di Sinistra Ecologia e Libertà, peraltro ucciso nel 2016 proprio da Fratoianni.
Poi abbiamo il cosiddetto Terzo Polo (che in realtà è il quarto) costituito da “uomini di buona volontà” che mettono insieme diverse esperienze moderate, probabilmente le uniche che in Italia siano riuscite a produrre qualche risultato. Ma anche questa aggregazione è nata da un mix di esclusioni (Renzi rimbalzato dal PD) e protagonismi al limite del narcisimo (Calenda). Questa compagine si propone in continuità con “l’agenda Draghi” senza considerare che a due mesi dalla caduta del Governo, questo slogan avrà perso buona parte della sua spinta propulsiva, sull’opinione pubblica.
I partiti della Destra, che sono quelli che hanno staccato la spina al Governo Draghi (con tutti i danni che tale scelta si porterà dietro), non sconteranno questa responsabilità perché la Storia ci insegna che quando le cose si fanno difficili per tutti e la capacità critica dell’elettorato raggiunge i minimi termini, si finisce per rotolare sempre a Destra. Il loro problema arriverà dopo. Il loro problema sarà quello di aver parlato per settimane di proposte impraticabili come la flat-tax o il blocco navale, senza aver mostrato e illustrato il “foglio del come“.
Prevedo quindi che finirà esattamente come fu per il Governo giallo-verde (Conte-1): ovvero con una serie di provvedimenti più ideologici che pratici, i quali per un paio d’anni saranno spacciati come la realizzazione del programma elettorale. Poi, inevitabilmente, quando la situazione sfuggirà di mano, i partiti di Destra si scolleranno tra loro e si renderà necessario un nuovo governo tecnico di unità nazionale o larghe intese. Su questo aspetto va riconosciuto che le previsioni di Calenda sono verosimili. Resta da capire quanto saranno gravi i danni sociali ed economici generati da questo periodo.
Infine veniamo al Partito Democratico. Se i Dem avessero utilizzato la logica anziché le emozioni, avrebbero probabilmente operato scelte diverse. A mio giudizio, la soluzione più utilitaristica per il PD sarebbe stata l’aggregazione col Polo di Centro, allo scopo di spingere in fondo a destra la coalizione avversaria e intercettare tutto il voto moderato. Indubbiamente, questa scelta li avrebbe inevitabilmente costretti a scaricare i rosso-verdi, i quali avrebbero poi cercato (ma ottenuto?) una aggregazione con i 5 Stelle. Se il PD si vuole proporre come il partito della stabilità, è evidente che doveva scegliere il Centro. Brutto da sentire per gli attivisti e addetti ai lavori, ma non per il semplice cittadino-elettore. In ogni caso l’unica cosa da non fare era proprio quella di sguarnirsi tanto al Centro che a Sinistra, che invece è proprio quello che è accaduto.
Temo dunque che alla fine il grande sconfitto di queste elezioni sarà proprio il Partito Democratico, mentre il Movimento 5 Stelle otterrà un risultato, se non ragguardevole, significativo rispetto alle condizioni nelle quali si era ritrovato dopo la fuoriuscita dei “nuovi-democristiani” guidati da Di Maio.
Ma l’effetto più grave di queste elezioni dal mio punto di vista sarà l’inevitabile passo indietro su tutti i temi legati alla necessità di indirizzarsi rapidamente verso la transizione ecologica. E non mi riferisco solo all’approvvigionamento da fonti rinnovabili (tema comunque collegato agli sviluppi delle tensioni internazionali). Il problema è che il Governo delle Destre non ha la minima intenzione di spingere con forza la nostra società verso quel cambiamento delle abitudini quotidiane che sono fondamentali per contrastare il climate change. E non a caso già in campagna elettorale si avvertono diversi spasmi negazionisti.
Mi riferisco anzitutto all’educazione alla sensibilità ambientale, alla diffusione della mobilità sostenibile, alla penalizzazione dell’utilizzo dell’automobile, parlo della riprogettazione degli spazi urbani in favore della mobilità dolce e del benessere delle persone, parlo della diffusione di comportamenti individuali volti all’interesse della Comunità anziché alle pulsioni personali.
Ecco, per tutto questi aspetti, temo registreremo in un pericoloso passo indietro. Ci toccherà aspettare, sempre che nel frattempo non diventi troppo tardi. E’ tutto dannatamente illogico, oppure perfettamente logico.