E’ tutto dannatamente illogico

A griglie di partenza complete, provo a fare qualche considerazione (ed anche a sbilanciarmi in una previsione) sul voto voto del 25 settembre. Lo faccio principalmente perché sento l’esigenza di “fissare il momento” e capire tra qualche mese se ci avrò preso.

La Destra è lanciata verso una vittoria storica, non solo per il fatto di essere maggioranza relativa nel Paese, ma per il combinato disposto tra l’essersi presentata compatta e l’incapacità degli avversari di costituire una coalizione più credibile in una consultazione elettorale nella quale un terzo dei seggi parlamentari viene assegnata attraverso un meccanismo maggioritario. Il Rosatellum è infatti una assurda legge elettorale che è riuscita nell’improbabile impresa di mettere insieme il peggio delle leggi elettorali precedenti, una creatura partorita per effetto delle disastrose (più nei modi che nei principi) iniziative di revisione costituzionale volute da Matteo Renzi.

Il Centro-Sinistra si presenta diviso perché, all’indomani della caduta del Governo Draghi, il Partito Democratico non riteneva credibile e praticabile allearsi proprio con chi aveva dato origine alla crisi di Governo, dimenticando che nel XXI secolo due mesi sono un’era geologica e che questa gravissima colpa iniziale del Movimento 5 stelle, al momento del voto non costituirà più un vulnus, anche per effetto del rinnovato posizionamento a sinistra di questa forza politica.

In politica non è facile riconoscere a priori una strategia vincente, ma certamente qualsiasi strategia dovrebbe guardare ai tempi e soprattutto saper prevedere che il clamore di un fatto accaduto oggi non avrà la stessa forza persuasiva tra due mesi. Pensare che i 5 Stelle fossero all’angolo non era affatto logico, così come non è logico assumere che la richiesta di istanze sociali ed ambientali da parte di un certo elettorato si rivolga all’accoppiata Bonelli-Fratoianni. Non sarà così, perché in Italia l’esperimento rosso-verde non ha mai sfondato e l’ultimo di questi tentativi fu quello di Sinistra Ecologia e Libertà, peraltro ucciso nel 2016 proprio da Fratoianni.

Poi abbiamo il cosiddetto Terzo Polo (che in realtà è il quarto) costituito da “uomini di buona volontà” che mettono insieme diverse esperienze moderate, probabilmente le uniche che in Italia siano riuscite a produrre qualche risultato. Ma anche questa aggregazione è nata da un mix di esclusioni (Renzi rimbalzato dal PD) e protagonismi al limite del narcisimo (Calenda). Questa compagine si propone in continuità con “l’agenda Draghi” senza considerare che a due mesi dalla caduta del Governo, questo slogan avrà perso buona parte della sua spinta propulsiva, sull’opinione pubblica.

I partiti della Destra, che sono quelli che hanno staccato la spina al Governo Draghi (con tutti i danni che tale scelta si porterà dietro), non sconteranno questa responsabilità perché la Storia ci insegna che quando le cose si fanno difficili per tutti e la capacità critica dell’elettorato raggiunge i minimi termini, si finisce per rotolare sempre a Destra. Il loro problema arriverà dopo. Il loro problema sarà quello di aver parlato per settimane di proposte impraticabili come la flat-tax o il blocco navale, senza aver mostrato e illustrato il “foglio del come“.

Prevedo quindi che finirà esattamente come fu per il Governo giallo-verde (Conte-1): ovvero con una serie di provvedimenti più ideologici che pratici, i quali per un paio d’anni saranno spacciati come la realizzazione del programma elettorale. Poi, inevitabilmente, quando la situazione sfuggirà di mano, i partiti di Destra si scolleranno tra loro e si renderà necessario un nuovo governo tecnico di unità nazionale o larghe intese. Su questo aspetto va riconosciuto che le previsioni di Calenda sono verosimili. Resta da capire quanto saranno gravi i danni sociali ed economici generati da questo periodo.

Infine veniamo al Partito Democratico. Se i Dem avessero utilizzato la logica anziché le emozioni, avrebbero probabilmente operato scelte diverse. A mio giudizio, la soluzione più utilitaristica per il PD sarebbe stata l’aggregazione col Polo di Centro, allo scopo di spingere in fondo a destra la coalizione avversaria e intercettare tutto il voto moderato. Indubbiamente, questa scelta li avrebbe inevitabilmente costretti a scaricare i rosso-verdi, i quali avrebbero poi cercato (ma ottenuto?) una aggregazione con i 5 Stelle. Se il PD si vuole proporre come il partito della stabilità, è evidente che doveva scegliere il Centro. Brutto da sentire per gli attivisti e addetti ai lavori, ma non per il semplice cittadino-elettore. In ogni caso l’unica cosa da non fare era proprio quella di sguarnirsi tanto al Centro che a Sinistra, che invece è proprio quello che è accaduto.

Temo dunque che alla fine il grande sconfitto di queste elezioni sarà proprio il Partito Democratico, mentre il Movimento 5 Stelle otterrà un risultato, se non ragguardevole, significativo rispetto alle condizioni nelle quali si era ritrovato dopo la fuoriuscita dei “nuovi-democristiani” guidati da Di Maio.

Ma l’effetto più grave di queste elezioni dal mio punto di vista sarà l’inevitabile passo indietro su tutti i temi legati alla necessità di indirizzarsi rapidamente verso la transizione ecologica. E non mi riferisco solo all’approvvigionamento da fonti rinnovabili (tema comunque collegato agli sviluppi delle tensioni internazionali). Il problema è che il Governo delle Destre non ha la minima intenzione di spingere con forza la nostra società verso quel cambiamento delle abitudini quotidiane che sono fondamentali per contrastare il climate change. E non a caso già in campagna elettorale si avvertono diversi spasmi negazionisti.

Mi riferisco anzitutto all’educazione alla sensibilità ambientale, alla diffusione della mobilità sostenibile, alla penalizzazione dell’utilizzo dell’automobile, parlo della riprogettazione degli spazi urbani in favore della mobilità dolce e del benessere delle persone, parlo della diffusione di comportamenti individuali volti all’interesse della Comunità anziché alle pulsioni personali.

Ecco, per tutto questi aspetti, temo registreremo in un pericoloso passo indietro. Ci toccherà aspettare, sempre che nel frattempo non diventi troppo tardi. E’ tutto dannatamente illogico, oppure perfettamente logico.

Il Perfido Epistocratico

Questa storia ripetuta che l’astensione è dovuta alla distanza della politica dai cittadini è un po’ fuorviante. Al primo turno delle elezioni di Parma era possibile scegliere tra 10 candidati: dalla sinistra antagonista, alla destra profonda, passando da civici, ambientalisti e novax.

La verità è che tanta gente si lamenta, scrive offese ed assurdità sui social, ma non ha voglia di sbattersi per informarsi, approfondire, capire e sviluppare valutazioni consapevoli. La verità è che da tempo in troppi scelgono di stare in vacanza senza curarsi delle elezioni, oppure di andare al mare la domenica senza rinunciare a mezzora di tempo per votare prima di partire. E c’è persino chi non trova la tessera elettorale, ma non ha voglia di andare in Comune per richiedere il duplicato. Hanno tutti scordato il nobile valore della Democrazia e del Suffragio Universale.

L’astensione non è protesta: se vuoi protestare vai a votare e annulli la scheda. Ma non rinunci MAI al tuo DIRITTO di voto e soprattutto non eludi il tuo DOVERE civico. Chi ha messo davanti i suoi piccoli bisogni al diritto-dovere di voto (ovvero al momento più alto della manifestazione democratica) adesso dovrebbe tacere per 5 anni. E invece da domani tutti di nuovo a commentare, giudicare e insultare.

Il problema della Democrazia è che non si misura nella Qualità, ma solo nella Quantità! Io che tiro fuori la tessera elettorale un mese prima, io che non programmo vacanze il giorno del voto, io che vado a votare anche per il referendum più assurdo… Io non sono come voi, che di norma ve ne infischiate!

Forse il mio voto da persona coscienziosa dovrebbe valere più del vostro che lo considerate un optional! Ecco, se devo trovare un difetto nella Democrazia è proprio questo: il mio voto vale tanto quanto quello di uno che se ne frega, che non si informa, che non approfondisce, che non guarda oltre ad titolo di una fake news.

Quindi, continuate ad andare al mare, che così non fate danni e il vostro voto non vale quanto il mio.Ci penso io a voi, tranquilli.

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The Post Office Act

Il Post Office Act del 1792 è stato indicato come uno degli atti di legislazione più importanti dopo la Costituzione americana. Si intreccia con la storia dell’indipendenza degli Stati Uniti, in un processo che portò il paese a smantellare un sistema largamente monarchico fondato sui privilegi e a istituire un sistema democratico di ispirazione repubblicana. Il Post Office Act fu il risultato di accesi dibattiti all’interno del Congresso circa il ruolo che la stampa doveva svolgere nella costruzione di una nuova idea di cittadinanza.

Fu deciso, quindi che tutti i giornali avrebbero avuto diritto di circolazione allo stesso prezzo, molto basso. La storia delle poste si intreccia negli Stati Uniti con la storia del giornalismo – i nomi di molti quotidiani conservano memoria di questo, basti pensare a quanti nomi oggi contengono la parola Post. Prima dell’invenzione del telegrafo e prima dell’era delle ferrovie, la fitta rete di comunicazione che sorse tra stamperie – che erano autorizzate a scambiarsi gratuitamente le proprie pubblicazioni, incentivando così la circolazione delle notizie – di fatto unificò in paese.

Nonostante Trump stesso abbia votato per posta nelle primarie in Florida, una gran parte della sua campagna elettorale è stata focalizzata sulla presunta inaffidabilità di questo sistema.

Durante un comizio in North Carolina, il presidente esortò le persone a votare prima per posta e poi a presentarsi alle urne di persona – cosa per altro illegale. La nomina di Louis DeJoy a direttore dei servizi postali statunitensi (United States Post Service, USPS) a giugno è stata vista da molti come un attacco diretto teso a ostacolare il voto democratico. DeJoy è amico e finanziatore di Donald Trump e prima della nomina si occupava di fundraising per il partito repubblicano. Si tratterebbe insomma di attaccare direttamente il servizio postale per realizzare le profezie di Trump: il sistema postale non reggerà.

Nel mese di agosto gli effetti della nuova gestione delle poste sono diventati evidenti, con i primi gravi ritardi nel servizio di consegna. DeJoy è stato contestato dai sindacati e dalla portavoce della Camera Nancy Pelosi che ha richiamato i deputati dalla pausa estiva per votare una legge a difesa della USPS e costringere DeJoy a fare marcia indietro su una serie di riforme, tra cui la rimozione di macchinari per lo smistamento, il prepensionamento di migliaia di lavoratori, il blocco dei turni di consegna straordinaria. Le conseguenze di uno smantellamento delle poste pianificato dall’interno non riguardano solo il voto: una mobilitazione popolare si è schierata in difesa di una delle istituzioni più importanti del paese, responsabile anche della consegna di sussidi, di medicinali, del trasporto di animali, che in alcune occasioni sono arrivati a destinazione privi di vita. Mentre si organizzavano sit-in e cresceva l’ondata di proteste, la senatrice Warren ha chiesto che venisse aperta un’indagine da parte dell’ispettore generale delle poste. 

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Le chiavi della vittoria di Biden

Allan Lichtman, professore di storia della Washington University, ha pronosticato correttamente il vincitore di ogni elezione presidenziale dal 1984 (Ronald Reagan) fino al 2016 (Donald Trump). L’unico errore risale al 2000, quando Lichtman aveva predetto che Al Gore avrebbe vinto le elezioni. Gore in effetti aveva vinto il voto popolare, ma alla fine perdette la presidenza a favore di George W. Bush dopo che la Corte Suprema aveva stabilito di interrompere il riconteggio dei voti elettorali della Florida.

Per le sue predizioni Litchman sfrutta un modello basato su 13 domande chiave alle quali risponde semplicemente con vero/falso. Le “13 chiavi” del suo sistema includono fattori come l’economia, l’attualità recentissima, i disordini sociali e gli scandali, così come il carisma personale dei candidati. «In questo modo – spiega Lichman – è possibile valutare oggettivamente il quadro generale della situazione senza prestare alcuna attenzione ai sondaggi, agli esperti, agli alti e bassi quotidiani della campagna».

Per quanto riguarda le presidenziali 2020, In un’intervista alla CNN, Lichtman è stato lapidario nell’annunciare che Donald Trump perderà la Casa Bianca in favore di Joe Biden.
Secondo Litchman, il modello delle 14 chiavi è in grado di resistere anche ad un evento straordinario come la pandemia da covid-19: «Le chiavi risalgono al 1860. Costituiscono un sistema robusto. Hanno attraversato indenni enormi cambiamenti nella nostra politica, nella nostra economia , nella nostra democrazia».

Social sharing:

E’ ora di pianificare davvero il futuro

Non bastano i valori, i riferimenti di massima: occorre pianificare almeno i prossimi quindici anni di sviluppo. E senza timidezza portare avanti le proprie idee, fino in fondo. La scomparsa del M5S dalla loro terra d’origine era prevedibile fin dall’inizio, da quando fu chiaro che per loro era più importante il voto d’opinione che il lavoro nei territori.

Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma e Presidente di Italia in Comune

Il risultato della Regione Emilia-Romagna è stato raggiunto grazie ad una mediazione efficace delle varie voci che hanno accettato di fare sintesi in una sola, quella del candidato Presidente.

Salvini ha perso il senso della misura. Tra Bibbiano e i citofoni, ha finito col gestire la candidata togliendole soggettività. Un po’ come hanno fatto in Sardegna, dove le promesse di Salvini sono però svanite nel nulla insieme al leader leghista, subito dopo la vittoria di Solinas. E i problemi sono rimasti. Però l’Emilia Romagna non è la Sardegna.

I giovani tra i 18 e i 34 anni hanno votato soprattutto Bonaccini (al 61%). La presenza delle Sardine ha pesato tanto dal punto di vista dell’avvicinamento al voto. Le piazze di nuovo piene hanno avuto l’effetto di galvanizzare l’elettorato di sinistra e spingerlo a tornare alle urne. E’ il segnale che un nuovo percorso può essere intrapreso.

Dopo l’ubriacatura dagli slogan della Lega e dalla demagogia a 5 Stelle, è giunto il momento di avviare una fase completamente nuova della politica. Una fase nella quale offrire massimo spazio alla competenza e al buon amministrare, attraverso persone che garantiscano il rispetto e la promozione dei valori fondamentali della nostra Costituzione. Ma non solo.

Nella nuova cornice bisogna far emergere una prospettiva chiara di dove si vuole portare Paese. Occorre pianificare almeno i prossimi quindici anni di sviluppo. E avere soprattutto il coraggio di promuovere le proprie idee.

Democrazia alla deriva

Ce ne si accorga o no, è finita un’epoca. Sono cambiate le prospettive per chi nasce. Chi se ne è reso conto, si adatterà a fatica. Chi non se ne è accorto, navigherà nuovi mari con vecchie barche – a rischio costante di naufragio.

Alessandro Magnoli Bocchi, fondatore e CEO di Foresight Advisors

Le istituzioni della democrazia rappresentativa stanno diventando irrilevanti. Decenni di governi inadeguati e politiche mediocri hanno delegittimato lo Stato e sancito il primato dell’economia sulla politica. Disillusi da mancanza di visione e clientelismo, molti cittadini si sono allontanati dalla res publica, convinti che il loro voto non conti nulla. Le sedi di rappresentanza democratica – partiti e parlamento su tutte – si sono svilite.  La partecipazione elettorale è bassa. L’élite è percepita come casta privilegiata e corrotta. La frattura tra establishment ed elettori pare irreversibile.

Si torna all’antico: democrazia diretta. Ad Atene la democrazia era diretta. Oggi, il discontento e la tecnologia stanno riportando la democrazia all’antichità, trasformandola da “rappresentativa” a “diretta”. Grazie al web il cittadino è al centro della società – e vota ogni giorno, non solo durante consultazioni ed elezioni.

In democrazia diretta ci vogliono elettori preparati. Il livello minimo di conoscenza necessario ad amministrare è ormai alto. Se chi vota non è in grado di giudicare la competenza dei candidati o la qualità delle loro idee (e.g.: su fiscalità, pensioni, sanità, immigrazione o riforme del mercato del lavoro), l’eletto è spesso a digiuno dei rudimenti di diritto, storia ed economia – e dunque inadatto a gestire problemi collettivi complessi.

Il contesto non aiuta: chi è impreparato fatica a maturare opinioni consapevoli. Una scarsa preparazione inibisce la capacità critica, espone alla manipolazione dei media e favorisce una percezione distorta della realtà. Analfabetismo funzionale e fake news, rese virali dai social media, viziano il voto.

1. Analfabetismo funzionale: Italia seconda in Europa. È analfabeta funzionale (o low skilled) chi: 1) ha “difficoltà a comprendere testi semplici”2) è incapace di rielaborare le informazioni necessarie alla vita quotidiana; e dunque 3) tende a considerare “vere” le opinioni allineate al suo sentire. Con più del 47 per cento della popolazione, l’Italia – a pari merito con la Spagna, preceduta solo dalla Turchia – è seconda in Europa per numero di analfabeti funzionali.

2. Fake news: fenomeno antico, reso virale dalla tecnologia. La Storia è costellata da episodi di disinformazione. Le notizie false – di contenuto sensazionalista e spesso violento – si diffondono più velocemente di quelle verificate. Nel 1814, la borsa di Londra andò in tilt per la notizia (rivelatasi falsa) della morte di Napoleone. Nel 1938, la trasmissione radiofonica “La Guerra dei mondi” di Orson Welles scatenò il panico annunciando un’invasione aliena. Nel 2003, Colin Powell mostrò al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una (presunta) fiala di antrace, a prova dell’arsenale chimico iracheno. Nel 2018, 48 paesi (20 in più rispetto ai 28 del 2017) sono stati teatro di campagne di disinformazione.

3. “Percezione distorta della realtà”: Italia prima nell’Ue. La distorsione è misurata dal divario (in punti percentuali) tra dati reali e percepiti. Per esempio, in Italia: 1) dal 2000 ad oggi il numero degli omicidi è diminuito del 39 per cento, ma l’84 per cento degli italiani pensa che sia “cresciuto” o “non calato”; e 2) gli immigrati non-Ue sono l’8,4 per cento della popolazione, ma il 73 per cento degli italiani ne sovrastima la presenza al 16 – 25 per cento.

Rischio di deriva autoritaria. Milioni di cittadini, indeboliti e isolati, hanno paura del futuro e reclamano sicurezza – economica, sociale e culturale. I ceti medi non hanno certezze. La democrazia è a rischio, soprattutto se chi vota: 1) ignora o non capisce i programmi elettorali; 2) non esige competenza dai candidati; 3) non ha l’abilità di verificare la veridicità di una notizia; 4) si affida a percezioni più che a dati concreti; e dunque 5) tende al plebiscito. Senza buoni governanti, l’autoritarismo attrae consensi crescenti. Una deriva assolutistica – in forme inedite, moderne – è un rischio reale.

Un Passo Avanti

Gli ultimi 5 anni dell’Emilia-Romagna sono stati anni densi, impegnativi e ricchi di risultati importanti. La Regione è oggi tra le regioni più virtuose in Italia e in Europa sotto tanti punti di vista. Ma c’è ancora molto da fare. È ora di consolidare il lavoro fatto insieme e imprimere un’ulteriore accelerazione che porti l’Emilia-Romagna nel futuro. È ora di fare #UnPassoAvanti.

Il “passo avanti” non è solo un elenco di cose da fare, ma soprattutto un’idea di società da realizzare attraverso 4 obiettivi strategici declinati in idee e progetti ambiziosi ma concreti. Per ogni obiettivo è stato indicato il punto di partenza già raggiunto ed il passo avanti da compiere.

La Regione della Conoscenza

La prima scelta da compiere per offrire davvero a tutti pari opportunità, rimuovendo gli ostacoli dati dalle diverse condizioni sociali, è certamente rendere il nido gratuito e senza più liste d’attesa per tutti i bambini e le bambine dell’Emilia-Romagna, attraverso un grande piano territoriale di ampliamento dei servizi e degli spazi. Solo così il servizio educativo contrasterà la dispersione scolastica e sarà carta d’ingresso per tutti i più piccoli in una società più coesa e giusta.

Sarà il più grande investimento sulle persone mai realizzato in Italia, e saremo in assoluto la prima regione a rendere universale e gratuito il servizio educativo.

La Regione di Diritti

Il servizio sanitario pubblico in Emilia-Romagna ha ultimamente ottenuto ottimi risultati nella velocizzazione delle liste d’attesa per visite ed esami, ma permangono obiettivamente problemi sia nei tempi d’accesso agli interventi programmati, sia ai pronto soccorso.
Nella prossima legislatura abbatteremo i tempi e le liste d’attesa raggiungendo i migliori standard, garantendo le migliori cure a tutti i cittadini, senza distinzione di reddito.

La Regione della Sostenibilità

A fronte dei citati progetti di ripristino e messa in sicurezza del territorio, è di propedeutica importanza investire di più nella manutenzione preventiva: destineremo il doppio (passando da 10 a 20 milioni di euro l’anno) alla cura di fiumi, costa e versanti, nel quadro di una programmazione triennale.

La Regione delle Opportunità

In questa prospettiva occorre un investimento rilevante nel diritto allo studio, nell’orientamento, nei servizi e nelle politiche attive per favorire una contrazione dell’inquietante fenomeno dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano), da cui non siamo esenti: vogliamo ridurre del 20% in 5 anni il numero dei giovani improduttivi.


Il riscatto dei Buonisti

Il miglior augurio che faccio (e mi faccio) per il 2020 è il riscatto dei “Buonisti. Mi auguro infatti che nel prossimo anno la gente ritrovi la serenità del bello e il piacere di fare cose buone per sè stessi e per gli altri, oltre che ritrovare po’ di capacità critica e di coscienza collettiva.

La democrazia è in crisi perché negli ultimi trent’anni non si è fatta manutenzione. In troppi hanno smarrito il senso del decoro, la sensibilità per gli altri, il rispetto per le istituzioni, la capacità di riconoscere la propaganda rivolta alla pancia e l’ipocrisia di chi sventola i simboli religiosi per alimentare odio e intolleranza.

In troppi abboccano all’immagine dell’uomo forte al comando che si finge uno di loro, ma che uno di loro proprio non è perché oltre a vivere nei privilegi e non aver mai lavorato mai un minuto in vita sua, vende soluzioni che non esistono, si preoccupa solo del proprio consenso personale, si disinteressa della praticabilità di ciò che propone e degli effetti dell’odio sociale che alimenta, distrugge le istituzioni e devasta gli animi delle persone.

Mi auguro che questo riscatto ricominci proprio dall’Emilia-Romagna, la Regione che da quasi da trent’anni mi ospita e che rappresenta una eccellenza italiana nella produzione, nell’istruzione e nella sanità. Qui le cose, benché se ne dica, ancora funzionano!

Il 26 gennaio 2020 rappresenta un momento nel quale decideremo come vogliamo essere. Il 26 gennaio prossimo sceglieremo se essere chiusi nell’ipocrisia del nostro rancore fatto di rosari e croci sventolati come spade minacciose, oppure se essere aperti al futuro, al progresso, alle diversità, alle soluzioni concrete dei problemi complessi, e al piacere di essere buoni.

Ecco, per il 2020 auguro a tutti di essere più buonisti!

[Mirko Reggiani]

La democrazia si fonda sulla quantità e non sulla qualità…

La democrazia è la miglior forma di Governo possibile, ma il suo più grande difetto è quello di basarsi sulla quantità e non sulla qualità. Il voto di ogni cittadino ha lo stesso peso, ma quando la differenza economica e culturale tra i cittadini è troppo ampia, si rischiano quelle gravi distorsioni che chiamiamo comunemente populismi.

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Tendenzialmente una persona istruita, ma non faziosa, esprimerà il proprio voto pensando alla prospettiva migliore non solo per se stesso ma anche e soprattutto per la Comunità nel suo complesso. Ma chi è disinformato, rischia di esprimere il proprio voto prendendo in considerazione principalmente quelli che ritiene essere i propri bisogni o, peggio ancora, quelli che gli vengono presentati come i suoi principali bisogni, attraverso il cosiddetto “Parlare alla pancia“.

democrazia_ed_epistocrazia_era_social_network_1Jason Brennan, docente in Strategia, Economia, Etica e Politiche Pubbliche presso l’Università di Georgetown, nel suo libro Against Democracy (Contro la Democrazia) ,ipotizza una correzione della democrazia attraverso l’epistocrazia.

L’epistocrazia tenta di correggere la democrazia riducendo il potere degli elettori disinformati. L’idea è di mantenere il potere ampiamente diffuso, non concentrato nelle mani di pochi esperti, ma nonostante ciò assegnare un peso minore ai voti degli elettori ignoranti e male informati.

Nella sua intervista alla rivista telematica Telos, che si occupa di cultura economica e politica, con alcuni interessanti esempi Brennan spiega come la disinformazione giochi un ruolo determinante sull’esito delle elezioni democratiche.

La democrazia è il governo del popolo, ma la maggior parte della gente non ha la più pallida idea di cosa stia facendo. Ogni due anni, l’American National Election Studies analizza le conoscenze di base dei cittadini statunitensi. In generale, questi studi rilevano che il 25% degli elettori sono ben informati, il 50% sono ignoranti, e il restante 25% sono male informati (ovvero, hanno sbagliato al 50% le risposte ai quesiti a scelta multipla). Gli astenuti ottengono risultati anche peggiori. 
Fate conto che questi studi prendono in considerazione soltanto le conoscenze di base – ad esempio, chi è il Presidente USA o qual è il tasso di disoccupazione. Quando indaghiamo quali elettori hanno conoscenze in Scienze sociali, riscontriamo una situazione anche peggiore. Questo è importante dal momento che nelle scelte politiche la posta in gioco è elevata. Per conquistare il potere, i politici devono portare avanti politiche che abbiano presa sugli elettori. Ma se gli elettori fossero ben informati, sosterrebbero politiche differenti da quelle che in effetti appoggiano.

BOOK_ControLaDemocraziaNel suo libro, Brennan suddivide gli elettori in Hobbit, Hoolingans e Vulcaniani, spiegando come la carenza di questi ultimi generi un problema di affidabilità della democrazia.

Ne “Il Signore degli anelli”, gli hobbit non si curano molto di quello che accade nel mondo esterno. Vogliono soltanto fumare la pipa, curare l’orto e mangiare. Il loro omologo nella società è un cittadino che non si interessa molto alla politica, ha poche opinioni sulle questioni politiche, sa poco di politica, e non partecipa. 
Circa metà dei cittadini statunitensi – in particolare, quelli che non vanno a votare – sono hobbit
Gli hooligan del calcio conoscono perfettamente il loro sport, ma sono tribali e faziosi. Per loro, essere tifosi fa parte della loro identità. Odiano i tifosi delle altre squadre. 
L’omologo nella società sarebbe un cittadino che possiede solide convinzioni politiche, odia coloro che sostengono altre idee, ne sa parecchio di politica ma è fortemente prevenuto e legge soltanto le notizie che possono confermare le sue opinioni. L’elettore tipo negli USA è un hooligan
In Star Trek i vulcaniani sono pensatori, scientifici e iper-razionali. L’omologo nella società sarebbe un cittadino che conosce molto la politica, non fedele per partito preso alle proprie idee ed è disposto a cambiare la propria opinione di fronte a nuovi elementi. Difficilmente siamo così. Questo è un problema per la democrazia perché molte teorie su come la democrazia dovrebbe funzionare presuppongono che gli individui agiscano come vulcaniani, mentre in realtà tutto ciò che abbiamo sono hobbit o hooligan.

BOOK_AgainstDemocracySecondo l’autore di Against Democracy, la soluzione sta nell’epistocrazia, una forma di governo democratico mediata dalla valorizzazione della competenza sia in termini di capacità dei politici che di conoscenze degli elettori. L’idea dell’uno vale uno non viene messa in discussione quando alcuni di questi uni sono talmente disinformati e incompetenti da rischiare di cagionare un danno per l’intera Comunità, complice una classe politica impreparati e senza scrupoli.

L’idea che sottostà all’epistocrazia non è che i bene informati hanno il diritto di governare, bensì che l’inesperto abbia il diritto di non essere governato da un incompetente.

E ancora…

È “elitario” anche dire che gli idraulici ne sanno più degli altri di tubature. Eppure nessuno si offende quando sente questa affermazione. 
Nessuno penserebbe di me che sono un elitario se dicessi che conosco meglio io l’Economia rispetto a mio figlio Keaton di 5 anni. Eppure Keaton è più preparato in Economia di quanto non sia l’elettorato USA nel suo insieme. Dopo tutto, Keaton è completamente inconsapevole e agnostico, non ha opinioni rispetto a nulla. Al contrario, il pubblico USA sostiene la screditata teoria economica del mercantilismo, che è stata confutata centinaia di anni fa. Keaton è ignorante, ma quell’elettorato è peggio che ignorante. 

L’elezione di Trump, la Brexit, l’avanzare dei nazionalismi in tutta Europa sono tutti effetti della dilagante disinformazione. In tutti questi casi, coloro che hanno contribuito a determinare l’esito di queste consultazioni, sono cittadini statisticamente alquanto disinformati, che si sono basati su assunti prevalentemente falsi nella loro decisione di voto.

democrazia_ed_epistocrazia_era_social_network

Il problema della sottocultura dilagante è sotto gli occhi di tutti. I social network (come Facebook) lo amplificano e lo rendono talvolta sovrastante. Oggi raccogliamo i risultati di anni di disinteresse verso la cultura, la formazione e l’istruzione, scalzati dal consumismo sfrenato. E in questo disfacimento culturale, le colpe maggiori stanno nella classe politica cosiddetta progressista, che oltre ad aver sottovalutato l’avanzata del fenomeno populista, lo ha rincorso e amplificato.

Il dibattito sull’epistocrazia, può essere inquietante e preoccupante perché va a minare uno degli assunti più profondi dello stato di diritto. Ma oggi, riconosciamolo, è più attuale che mai…

Mirko Reggiani


Riferimenti:

Jason Brennan

Contro la Democrazia

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Jason Brennan

Against Democracy

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