Perché in tanti credono ai complotti

Per ogni grande evento della storia c’è almeno una teoria del complotto: dalle grandi Piramidi Egizie allo sbarco sulla Luna, passando per l’omicidio del presidente Kennedy all’attacco alle Torri Gemelle, per poi arrivare ai classici intramontabili, come scie chimiche e società segrete. Più di recente, abbiamo aggiunto alla collezione alcune storie bizzarre sul 5G e sul Coronavirus.

Gli gli esseri umani hanno una tendenza naturale a credere a queste storie, perché fanno leva su alcuni errori sistematici che sono ben ingranati nelle nostre menti e nel modo in cui ragioniamo.

Tra i bias cognitivi più comunemente riconosciuti e più radicati nel nostro modo di ragionare, sicuramente troviamo il bias della conferma, la tendenza a dare peso alle evidenze che corroborano le nostre ipotesi, tralasciando quelle che le contraddicono, mentre la fallacia della congiunzione è la tendenza a vedere nessi di causalità tra due o più eventi che co-occorrono, ossia che si verificano contemporaneamente o nello stesso contesto.

Un individuo soggetto a questi due errori cognitivi potrebbe saltare alla conclusione che il virus sia un prodotto artificiale sfuggito alle mani di uno scienziato poco attento di un centro di ricerca, semplicemente perché i primi casi confermati di Covid-19 si trovavano a Wuhan e perché nella stessa città esiste un laboratorio di virologia (i due eventi che co-occorrono).

E non importa che le analisi genomiche confermino l’origine naturale del virus, perché le uniche evidenze di cui l’individuo terrà conto saranno quelle che confermano la sua ipotesi, a prescindere da quanto poco siano autorevoli.

Le scienze cognitive hanno individuato altri errori sistematici che possono contribuire notevolmente alle credenze complottiste. Ne è un esempio il cosiddetto Hypersensitive Agency Detection bias, che lo psicologo Justin Barrett definisce come la tendenza umana a rilevare un’intenzionalità o un “agire” dietro a determinati eventi che in realtà sono soltanto casuali o naturali. Questo concetto è stato usato per spiegare numerose credenze umane, tra cui quelle religiose, quelle paranormali e quelle complottiste. Secondo questa prospettiva, la spiegazione di alcuni eventi come terremoti o pandemie tenderebbe ad essere attribuita all’agire umano. Il complotto secondo cui l’istallazione delle antenne del 5G è stata effettuata come un tentativo dei “poteri forti” di favorire la diffusione del virus grazie alle onde elettromagnetiche è un ottimo esempio di questo meccanismo.

I ricercatori hanno inoltre notato che le teorie del complotto tendono a proliferare di più quando la portata dell’evento è maggiore. Tale fenomeno è spiegato dal bias della proporzionalità, ossia una tendenza a credere che gli eventi molto importanti, come un disastro naturale o un attentato, possano essere spiegati solo da cause altrettanto epocali (Leman 2007).

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