La rimozione mentale del Covid-19

Sembra che alcune delle persone che rifiutano di osservare le regole sanitarie siano mosse da particolari meccanismi psicologici, ovvero dalla tendenza del nostro cervello ad archiviare problemi e situazioni traumatiche per permetterci di proseguire con la nostra solita vita, che altrimenti rischierebbe di essere messa profondamente in crisi. Questo meccanismo, solitamente utile a superare le difficoltà emotive a cui l’esistenza ci mette di fronte, nel caso dell’attuale emergenza sanitaria rende però molto più difficile contenere l’epidemia.

Il cervello umano è capace di nascondere i brutti ricordi per farci vivere meglio: dimenticare è ancora più importante di ricordare. Ogni giorno dimentichiamo le informazioni inutili, superflue o dannose – come possono esserlo appunto le esperienze traumatiche – per stare meglio e per fare spazio a ciò che invece ci è utile per sopravvivere. A dimostrarlo, tra gli altri, è stato nel 2017 uno studio dell’Università di Cambridge, che ha rilevato come l’aumento della concentrazione del neurotrasmettitore GABA (Acido Gamma-Ammino-Butirrico) faccia aumentare la capacità del cervello di archiviare i ricordi negativi. Qualche volta, però, questo meccanismo è controproducente, come quando le persone, come forma di auto-protezione, sembrano rimuovere i problemi, cosa che impedisce loro di affrontarli e risolverli e finisce per costringerli a ripetere sistematicamente pattern dannosi. Nel contesto di oggi – quello della seconda ondata di contagi, che rende di nuovo necessarie misure stringenti di contenimento – questo meccanismo mentale inconscio fa sì che un numero notevole di persone non si attenga alle norme precauzionali perché mentalmente incapace di reggere il carico di responsabilità richiesto in questa fase.

La rimozione è, in psicoanalisi, un meccanismo inconscio che allontana dalla consapevolezza del soggetto i desideri o i pensieri considerati inaccettabili e intollerabili, la cui presenza causerebbe angoscia. Questo meccanismo cardine di difesa è alla base delle nevrosi, ma entro certi limiti è fisiologico. Negare le evidenze scientifiche potrebbe quindi ricondursi, in parte, alla paura che si è incapaci di gestire e quindi alla mancata accettazione delle situazioni difficili (la pandemia, l’emergenza climatica, solo per citare le due più attuali).

Fare finta che il problema non esista non è sufficiente a risolverlo o a eliminarlo, è anzi uno dei disagi che la pandemia ha portato a galla nell’ambito del benessere psicologico. In questa fase di gestione della pandemia è estremamente dannoso e rischia di farci rivivere un trauma ben peggiore di quello che in tanti si sforzano di ignorare.

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