La (non) cultura della prevenzione

La Protezione Civile e il Servizio Sanitario Nazionale italiani sono riconosciuti tra i migliori al mondo. E’ sostanzialmente vero. La capacità di reazione del nostro Paese è una delle caratteristiche che più ci contraddistingue come Nazione. Ma sul lungo periodo non sono sufficienti.

Diciamolo chiaramente, nel corso dei tre mesi dell’Estate poco e nulla si è fatto per ri-organizzare il nostro modo di vivere in previsione di un ritorno dei contagi. Si è invece allentata la presa sulle regole di distanziamento in modo eccessivo, favorendo proprio il ritorno dei contagi (anche se pare che in Europa e nel mondo quasi nessuno ci è riuscito).

Questo Governo ha probabilmente la responsabilità di non aver avviato una significativa riorganizzazione del “funzionamento quotidiano del paese” che intervenisse su trasporto pubblico, predisposizione dei tracciamenti, organizzazione delle scuole e tempo libero. Il CdM si è limitato all’emanazione di protocolli che hanno comportato significativi investimenti e rinunce per le attività economiche, ma che ora si sono rivelati vani. Da qui la rabbia di tanti, mai giustificata quando manifestata in modo violento.

Vorrei però ricordare che quelli che oggi accusano più pesantemente il Governo di non essere intervenuto adeguatamente sulla riorganizazzione di scuola e trasporti sono esattamente coloro che in Estate circolavano senza mascherine, sostenevano che il virus era sconfitto, strizzavano l’occhio ai negazionisti, puntavano il dito sul prolungamento dello Stato di Emergenza e affermavano che le limitazioni che venivano comunque imposte erano sostanzialmente non necessarie e avrebbero solo danneggiato economia.

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e tanti altri, attraverso l’esempio dei loro comportamenti e la forza della loro presenza mediatica, hanno inculcato ai loro (non pochi) elettori e simpatizzanti, e in generale a tutto il Paese, l’idea che il virus fosse stato sconfitto e che non occorreva più alcuna limitazione

E lo hanno fatto solamente per ragioni di convenienza politica, parlando agli istinti ed ai bisogni dei singoli individui e non a quelli della Comunità nel suo complesso. “A grande potere, corrisponde grande responsabilità“, la frase che Ben Parker disse a suo nipote prima di morire, oggi è più attuale che mai.

Ma se i messaggi diretti alla pancia attecchiscono così facilmente è perché in Italia da sempre non si è mai propagata una adeguata cultura della prevenzione e degli investimenti necessari per evitare di trovarsi nelle stesse emergenze dalle quali siamo usciti grazie alla grande capacità di reazione e forza d’animo degli italiani. E usciremo certamente anche da questo “ritorno” dell’emergenza. Ma il prezzo che paghiamo in termini di vite umane e di economia reale del paese, è direttamente proporzionale alla nostra incapacità di ragionare in termini di prospettiva comune anzichè di bisogno individuale.

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